Hemisphaerium sett. et Merid
La necessità di rappresentare aspetti particolari o generali della superficie terrestre ha assillato l’uomo sin dall’antichità. Impegnati nella ricerca di sistemi via via più utili, più pratici e più precisi per riportare geometricamente su un supporto (pelle, legno, papiro, carta) gli elementi reali del terreno e i rapporti fra essi intercorrenti, gli studiosi hanno dato vita a una bibliografia vastissima. Altrettanto non si è verificato nei riguardi dei concetti e dei metodi per la rappresentazione grafica di qualsiasi tipo di carta e cioè per la tecnica cartografica vera e propria. Infatti l’allestimento delle carte, per diversi secoli, è stato opera personale di coloro che vi si dedicavano per passione e per particolare preparazione ed attitudine, realizzando e disegnando le carte secondo metodi propri e impiegando per la riproduzione e la stampa i sistemi e i mezzi a disposizione. E anche quando il lavoro individuale cedette il posto a quello collettivo, sotto la spinta di nuove esigenze cartografiche, di attrezzature di riproduzione e di stampa più veloci e precise, la tecnica per la realizzazione cartografica continuò a rimanere privilegio di ristrettissimi ambienti che ad essa provvedevano sfruttando soprattutto le capacità individuali di pochi esperti, non preoccupandosi affatto di divulgare i sistemi e le norme per ottenere più validi risultati. Tuttavia è anche per questo motivo che oggi, osservando le opere degli antichi maestri, possiamo valutarne le differenze tecniche e artistiche. potendo così esprimere una valutazione che, in rapporto al periodo storico interessato, determina una classifica di merito e di metodo. Il cartografo autore dell’opera qui riproposta rientra sicuramente di diritto fra gli esperti che fecero del XVIII il secolo della rinascita e dello splendore cartografico. Questo planisfero si caratterizza soprattutto per il tipo di rappresentazione scelto, con il punto di vista preso dai poli. Edita quasi sicuramente nel 1700, questa carta viene oggi riproposta per la sua inusuale bellezza. Il montaggio su tela, rispecchia una procedura lavorativa frequentemente utilizzata in passato e dovuta all'esigenza di ottenere una migliore conservazione delle rappresentazioni cartografiche, oltreché consentirne una più facile trasportabilità. Solo l’invecchiamento, ottenuto con sostanze rigorosamente vegetali, è un’operazione che, ovviamente, l’autore non ha avuto necessità di effettuare. L’eventuale coloritura all’acquerello conferisce al soggetto una visione policroma di indubbio effetto scenico. Tutto questo al fine di realizzare un prodotto che, sia per i materiali impiegati sia per la tecnica utilizzata, recuperi la bellezza ed il valore storico-culturale dell'originale.