Il mappamondo di frà Mauro (stampa dig.)

Il mappamondo di frà Mauro (stampa dig.)

341,32 €
Tasse escluse
MCCCCLX Adì XXV Avosto fo complido questo lavor. - Dim. 169x169 cm
Quantità

Pagamenti sicuri al 100%

Affidabilità certificata

Prodotti artigianali

Opere uniche

Gli antichi mappamondi possono essere considerati come alcune tra le più dirette testimonianze delle concezioni scientifiche e filosofiche di un’epoca. In essi è rappresentato, in ogni senso, il mondo com’era stato visto (dai navigatori), conosciuto (dai geografi), o anche immaginato (laddove l’umana conoscenza non era ancora giunta) sino ad allora. Ciò vale soprattutto per le mappe geografiche medievali, di fatto antecedenti al periodo dei grandi viaggi di scoperta, ove la dimensione fantastica assume un ruolo dominante; in esse i cartografi del tempo, oltre ad esprimervi elementi di sorprendente esattezza ed aderenza al vero, riposero il senso del mistero su un mondo non ancora del tutto conosciuto, le loro paure commiste alle loro speranze. Si tratta, pertanto, di un tipo di cartografia ove l’elemento irrazionale e soggettivo ha ancora un’importanza ed uno spessore non indifferenti, importantissima tappa di storia della scienza cartografica ma anche illustrazione di una concezione del mondo fascinosamente in bilico tra oggettività e soggettività, reale e fantastico, e per queste sue caratteristiche di fatto accostabile all’opera d’arte. Della cartografia medievale il Mappamondo di frà Mauro ne rappresenta l’emblema, il massimo esempio in senso artistico e cognitivo. Le notizie che ne riguardano l’autore sono in gran parte avvolte nel mistero: le poche informazioni indicano che frà Mauro era veneto, e che appartenne al convento camaldolese dell’isola di S. Michele in Murano, a Venezia. Nel 1444 fece parte della commissione incaricata di risolvere la questione della derivazione delle acque del Brenta; a partire dal 1448 dedicò le sue energie alla realizzazione di opere cartografiche. Operava in una sorta di laboratorio cartografico, con l’aiuto di volenterosi collaboratori, e da tale impegno venne alla luce, oltre a questo monumentale mappamondo e a tacer d’altro, anche una carta cosmografica commissionatagli dal Re del Portogallo Alfonso V. Come potesse il religioso disegnare le sue mappe, senza aver mai effettuato un solo viaggio, rimane un fitto mistero: le leggende riferiscono che le realizzasse in sogno, durante le notti più nuvolose… Morì in tarda età, nel 1459, proprio quando si accingeva a completare il Mappamondo, che probabilmente fu terminato dai suoi discepoli. A comprovare quest’ultima considerazione sussistono infatti almeno due elementi: primo, gli spazi riservati alle legende, lasciati in bianco; secondo, la scritta comparente sul retro della raffigurazione: MCCCCLX Adì XXV Avosto fo complido questo lavor , che ne permette l’esatta datazione (25 Agosto 1460), successiva alla morte del frate. Il mappamondo, nella sua veste originaria, è compreso all’interno di un quadrato di 2,23 m. di lato e presenta un contorno leggermente ellittico. L’opera, manoscritta a colori su fogli di pergamena incollati su un supporto ligneo, è impreziosita da un’impressionante quantità di iscrizioni (circa 4000) riportanti descrizioni e notizie sui più svariati luoghi del mondo per come questo era concepito in un periodo, quello del 1460, che ancora non aveva assistito alla scoperta delle Americhe. Vi sono rappresentati i tre continenti: Europa, Africa ed Asia. Per il disegno della prima alcuni studi sembrano indicare in una carta nautica la principale fonte ispiratrice, mentre per l’Asia, che è di gran lunga la più vasta ed è circondata da una corona di isole, è probabile che il monaco possa aver attinto dal “Milione” di Marco Polo. Molti studi sono inoltre concordi nell’indicare la data di inizio del disegno addirittura a prima del 1450. Di eccezionale innovazione per quel periodo, e di inesauribile interesse storico-cartografico oggi, risulta essere l’orientamento della mappa; non ad est, come era prassi per la tradizione cristiana dell’epoca, ma a sud, secondo gli stilemi della carte arabe. Né Gerusalemme appare più al centro dell’opera, sostituita da Bagdad e dalle terre della Mesopotamia. Tutte le terre emerse appaiono circondate dall’Oceano, mentre sono del tutto assenti i meridiani e i paralleli. Priva di scala, questa mappa offre un ininterrotto susseguirsi di bellissimi elementi decorativi: templi, prospetti di città imbandierate, navi, edifici monumentali, mostri marini; inseriti negli spazi lasciati liberi dalla rappresentazione cartografica e dalla sua ricchissima puntualizzazione descrittiva. Ai quattro angoli dell’opera spiccano le figure e le immagini riguardanti le concezioni medievali della teoria delle sfere omocentriche del sistema aristotelico tolemaico. Di notevole interesse l’iconografia posta nell’angolo inferiore sinistro che ritrae il Paradiso Terrestre e la Terra secondo le Sacre Scritture; la legenda poco più in alto recita:
“Perché la sacra scriptura fa mention del fonte del paradiso et ancora de queli quatro fiumi che nasceno da quello, però ne la presente pictura se demostra questo, e perché sono molti che se merauegliano come sia possibile che questi quatro fiumi nassando da questo luogo remotissimo habi li suo fonti distantissimi l'uno da l'altro, respondo secondo sancto Augustino sopra el Genesi, che questi fiumi, hi fonti di qual ne sono noti, habino luogi subterranei e passando molte region nassano in diuerse parte e che uno cioè Ganges, nassa in India, Tygris in Armenia dal monte Charabach, Eufrates similiter in Armenia apresso la cità Arçeron, et Gen ouer Nilo in Ethyopia in Abassia, in la prouincia de Meroa.”
Non manca neppure la possibilità di indulgere in favole e leggende di quel periodo; ne fa fede la presenza, in prossimità delle isole di Capo Verde, delle mitiche colonne d’Ercole (un tempo poste sullo stretto di Gibilterra, ma poi , via via che i navigatori si addentravano nell’Atlantico, spostate fino alle ultime terre conosciute a segnare i confini di un mondo in continuo ampliamento), anche se della loro reale esistenza frà Mauro dichiara di dubitare, auspicandone la conferma da parte dei navigatori portoghesi. Il Mappamondo di frà Mauro è conservato nei locali della Biblioteca Nazionale Marciana a Venezia, ed è opera che compare all’interno di numerose pubblicazioni, oltre ad essere citata in tantissimi studi riguardanti non solo la storia della cartografia ma anche la storia veneziana nel suo complesso. In quanto suprema sintesi di un momento storico e culturale di estrema importanza, si è ritenuto in questa sede indispensabile proporne una nuova “edizione”, allo scopo di permetterne la visione (ammirandone la monumentale bellezza) e la consultazione. Realizzata su carta di puro cotone, montata su tela a stacchi e leggermente ridotta rispetto alle sue notevoli dimensioni originarie per favorirne leggibilità e trasporto, nonché la maneggevolezza, questa mappa del mondo non può non lasciare sgomenti ancora oggi. per la qualità dei suoi colori e per la straordinaria ricchezza del tratto.

PLA05
99 Articoli

16 altri prodotti della stessa categoria: